sabato 7 febbraio 2009

live and let die


Ritrovo e ripubblico un post apparso sui calamari neri tre anni fa. Quanto mai attuale.

Il problema dell’eutanasia non mette in gioco il valore della “vita” che prolifera ovunque, ma il valore dell’individuo che, in certe condizioni, può non ritenersi più degno di sé, e può quindi sentirsi in diritto di decidere di porre fine alla sua esistenza quando questa ha assunto i tratti di un puro processo biologico che, grazie all’assistenza tecnica, procede nella sua anonima irreversibilità. Ma quando ci emanciperemo da questo grossolano materialismo che, affiancando la vita alle sorti della materia, ci espropria di quel che la vita ha significato per noi, dello stile che le abbiamo dato, dell’impronta che le abbiamo conferito, per consegnarci irrimediabilmente a quell’evento non nostro che è la morte organica? E perché i difensori della “sacralità della vita” ritengono che bisogna nascere solo come natura prevede e non come i progressi della tecnica medica oggi consentono al di là dei limiti della natura, e poi capovolgono il ragionamento quando si tratta di morire? Il risultato è che chi vuole figli e non li può avere secondo natura deve affogare in un mare di tristezza, e chi vuole morire secondo natura non lo può fare e deve prolungare la propria esistenza in un mare di tortura. E’ evidente, tanto per cambiare, che per l’immonda massa di ipocriti che regna su questo mondo disgraziato – ma soprattutto su questo paese disgraziato – (i vari teocon, teodem, centristi assortiti, cattointegralisti e cazzi vari) tristezza e tortura sono i veri capisaldi a sostegno della loro fottuta “sacralità della vita” in uno scenario dove il sadismo ha preso il posto del buon senso e, va detto, dell’amore.

2 commenti:

Kekko ha detto...

per me la cosa più comica è che parlare di queste cose non è, ehm, toccare un tasto dolente nè affrontare un tema controverso. mi pare di vivere in un mondo in cui cento su cento ritengono che la posizione di Voldemort in merito alla vita di EE, la quale potrebbe avere dei figli (ingravidiamola!), assolutamente priva di senso logico. beh, che dire. c'è una gerarchia. funziona bene. fate muro. andate al voto popolare. VAFFANCULO.

la gio ha detto...

Leggo queste tue riflessioni a distanza di tanto tempo dai fatti che, credo, te le abbiano ispirate.
Aggiungo che l'altra grossa incoerenza logica che riscontro nel pensiero di tanta parte del mondo cattolico è che, proprio chi tende, durante la vita sana, a mettere in secondo piano - se non addirittura a reprimere - le naturali pulsioni del corpo umano in ragione di una "aspirazione all'elevazione dello spirito", quando si scontra con la malattia, riscopre un attaccamento ed un'attenzione al "corpo" in carne e ossa, alla sua materialità, e ai suoi bisogni, che per il corpo sano non sono riscontrabili.
Come a dire che da sani ciò che contraddistingue la vita è lo spirito (di cui il corpo è solo un fortuito contenitore); da malati terminali, invece, la vita è la materia.
Balle.