
Non era facile per Chuck Palahniuk scrivere un libro più bello di quelli che ha già scritto. Ma il nuovo
Rabbia - Biografia orale di Buster Casey supera in scioltezza i fantasmi di
Fight Club e
Soffocare, diventando la sua opera più coinvolgente e complessa, la più contagiosa e subdolamente disturbante. La forma in cui è scritto è una novità (per Palahniuk, certo), ossia la ricostruzione della storia del protagonista, l'anti-eroe Rant Casey, tramite una serie di testimonianze, di ricordi, di interviste trascritte.
Ma è soprattutto per la trama, per i temi, che
Rabbia si stacca dal passato, mescolando bizzarrie, situazioni scabrose e atmosfere paradossali care al vecchio Chuck con inedite incursioni nei territori della fantascienza e della fisica quantistica. La sorpresa è che proprio questi excursus - soprattutto quelli, molto affascinanti, sulle teorie del tempo come dimensione bi-direzionale - sono splendidamente riusciti, dopo le migliaia di pagine ormai stra-lette sullo stesso tema. Pur non perdendo un grammo della sua cattiveria, Palahniuk dà forma a una storia molto più strutturata che in passato, più "logica" (base, crescendo, colpi di scena, finale...), calandoci poco per volta e inesorabilmente in un mondo agghiacciante ma, come sempre, non molto lontano dalla realtà.
Solo un altro scrittore univa così magistralmente fantascienza e cinismo riferendosi comunque, tra le righe, sempre al presente, e sembrava che come lui non ne arrivassero più.
Si chiamava Kurt Vonnegut. Se n'è andato in aprile di quest'anno. Forse sapendo di aver lasciato la sua lezione in buone mani.